Call an Uber!

Io, che sono di provincia e che sono stata negli Stati Uniti pochissime volte, non avevo mai preso un Uber (o almeno non ricordo di averlo fatto). Lo Zivo immagino di sí, ma visto che quello che ha fatto nella sua vita precedente ci interessa solo marginalmente, decidiamo di non indagare troppo.

Uber è un servizio di noleggio auto con conducente che assomiglia molto a un taxi, con la differenza che lo prenoti per un tragitto specifico che va da A a B, il costo è fisso e ti viene caricato direttamente sulla carta di credito.

Uber fu fondata nel 2009 a San Francisco per poi espandersi in tutto il mondo. In Italia ci sono state parecchie controversie e attualmente è disponibile solo nella versione “black”, ossia macchine di lusso. Il motivo delle controversie sono ovviamente i tassisti, che – soprattutto a Milano – hanno visto minato il loro monopolio (se volete uno spiegone più dettagliato lo trovate qui).

Oggi Uber conta oltre 15000 impiegati e si stima faccia circa 15 milioni di viaggi al giorno per un valore di circa 48 miliardi di dollari.

Quindi, per tornare a noi, abbiamo usato Uber praticamente per ogni spostamento fino a oggi, che abbiamo preso il camper.

Il servizio è stato sempre impeccabile ed efficiente. Abbiamo provato Uber XL, Uber Green (con grande risparmio di CO2), Uber Black (la versione per fighi, dove siamo saliti su una chevy suburban veramente ignorante).

Per fare l’autista di Uber in Florida è sufficiente avere una macchina (qualunque macchina) e una patente di guida emessa in Florida, poi puoi avviare il tuo business (che ti ripagherà la lauta cifra di 0,27 dollari/miglio).

Deve aver pensato “perché no?!” anche Anthonio, l’autista che ci ha portati da Disney Springs all’hotel la sera dello spettacolo dei droni.

A parte essere arrivato molto più tardi del previsto (la app ti dice il tempo di arrivo e ti fa vedere un’automobilina sulla mappa che si avvicina), è arrivato con una Toyota Avalon che segnava 570.000 miglia percorse e faceva un notevole rumore di ferraglia. Ci ha caricati con i finestrini totalmente abbassati (in un paese in cui l’aria condizionata è una religione) e un fortissimo odore di canna. In mezzo ai miei piedi, sul sedile davanti, un paio di scarpe e del cibo avanzato. Nei circa 10 km di superstrada siamo riusciti a sbagliare uscita, facendo un giro assurdo per tornare a riprendere lo svincolo giusto, con i bambini dietro che ormai dormivano e io che urlavo allo Zivo di stare lucido (per fare cosa poi non so neanche io). Siamo comunque arrivati all’hotel tutti interi, anche se coi capelli parecchio fuffoni.

Il motivo per cui il giorno dopo lo Zivo ha accettato la nostra richiesta della macchina da fighi, è quindi sostanzialmente questo. 😉