La strada da Orlando a New Orleans è lunga 9 ore, percepite 90. Le miglia sembrano non scendere mai e la strada è sempre uguale (a me in alcuni tratti ricordava le autostrade tedesche).
Lungo la strada abbiamo attraversato l’Alabama (con tanto di stop in una specie di ristorante per cercare di mangiare la patella fritta citata in “Mio cugino Vincenzo”) e il Mississippi. Con la radio del camper che non funziona e un blando tentativo da parte di Ziveri di ascoltare “Sweet Home Alabama” dal cellulare. Per un’esperienza in alta fedeltà.
Comunque sia, siamo arrivati alla palude di Honey Island giusto in tempo per prendere una barchetta che ci ha portati a visitare la palude, una delle attrattive maggiori della Louisiana. Durante il tour abbiamo visto moltissimi alligatori, sia grandi (vivono fino a circa 70 anni) che molto piccoli (tipo appena nati), un procione, alcune tartarughe, molte libellule e due cavallette giganti (ma giganti davvero).
Non siamo andati con una airboat classica da palude, perché a Matte dà fastidio il rumore e comunque è fastidioso anche per gli animali., ma con una barchetta a motore molto più modesta, sulla quale – devo ammettere – abbiamo patito un gran caldo.
La nostra guida, che qui chiameremo Matt, era il vero duro della Louisiana che però non si è nemmeno fatto lo sbatti di impararsi tre cose minime sulla vita della palude.
Lasciate le paludi, siamo arrivati a New Orleans nel pomeriggio. Visto che il sole bruciava ancora molto, abbiamo fatto un bagno in piscina – fino all’arrivo del temporale che ha raffrescato un po’.
In serata siamo andati al French Quarter e siamo stati travolti dalla vita notturna della città. Musicisti di strada, locali colorati con musica alta, persone che ballano in ogni angolo, collane colorate e costumi di ogni colore: il French Quarter era davvero in grande fermento, con la voglia di fare festa che si sentiva ovunque. Vorrei dire ci siamo fatti travolgere dal flow, ma così non è stato. I bambini erano un po’ guardinghi e un po’ curiosi, sicuramente lamentosi.
Abbiamo cenato con fried alligator e la prima Jambalaya, per poi tornare in campeggio proprio mentre il vento si incominciava ad alzare dal Mississsippi.


