No, non è una guida a luoghi bambinabili e attività per piccoli umani iperattivi.
È solo la mia impressione dopo quasi 15 giorni in giro dall’altra parte del mondo.
Tranne in viaggio di nozze, abbiamo portato i nostri bambini in viaggio con noi ovunque siamo andati in questi anni e tutti i nostri viaggi sono caratterizzati da un uso massiccio dell’auto. Un po’ perché è facile, hai tutto lí e non dipendi da nessuno, un po’ perché è una cuccia, un microclima in cui si sta bene perché si è insieme.
Sarà che i miei mi hanno fatto viaggiare molto in auto e io non ho mai patito granché (nonostante soffrissi terribilmente di mal d’auto), sarà che a volte mi piace semplicemente l’idea di infilare tre stracci in una sacca e poter partire, sarà quel che sarà, ma sicuramente i miei bambini sono molto abituati a stare in auto tante ore.
Facendo avanti e indietro da Pozza diverse volte l’anno, ormai la pietra di paragone è: “ci vuole di più o di meno che ad andare a Pozza?”. A loro basta questa, come unità di misura. È per questo che siamo andati a Oslo in auto e poi a Barcellona, ed è per questo che ce la siamo sentita di fare un viaggio come questo che, devo ammettere, non è ancora finito, ma non è stato una passeggiata.
Non mi è mai piaciuta l’idea di scegliere una destinazione o un’attività in base al divertimento (o meno) dei bambini. Ci sono momenti in cui si divertono più loro, altri più noi e altri ancora in cui ci divertiamo tutti insieme.
Alla sala da ballo più antica del Texas ci siamo andati perché io volevo andarci. Abbiamo ballato perché i bambini volevano vederci ballare.
Il bloody mary a New Orleans lo volevamo bere in un pub tutto colorato che aveva dei tavoli affacciati sulla strada. L’abbiamo preso to-go perché la gerente ci ha detto che i bambini non possono stare nel pub – nazione di bigotti (cit.).
L’insectarium era una scelta dell’Olivia. È piaciuto a tutti tantissimo (tranne la parte in cui abbiamo assaggiato i grilli).
Il museo della seconda guerra mondiale era enorme e ci avremmo potuto passare un giorno intero. Abbiamo scelto alcune parti, ho raccontato alcune storie. L’Olivia si è commossa e sono sicura che qualche piccolo seme è stato messo.
Siamo andati alla NASA perché non era un’opzione non andarci ma, anche se totalmente a misura di bambino e con un sacco di attività studiate per interessare i più piccoli, io non ho visto quella scintilla brillare negli occhi dell’Olivia e Matte.
Se chiedi a Matte oggi qual è la cosa più bella di questa vacanza ti risponde che è stato il museo di ieri (Thinkery di Austin n.d.r.). Se fai la stessa domanda alla Olly, risponde uguale. Ma credo che sia perché hanno la memoria a corto termine.
Tutti siamo concordi sul fatto che io non aver visto gli armadilli ci intristisca un po’.
Abbiamo mangiato in camper più volte di quante volte avremmo voluto (e molte meno volte di quante avrebbero voluto i bambini). Abbiamo dormito in campeggio moltissime più volte di quelle che avremmo voluto e abbiamo fatto molti più bagni in piscina di quanti forse avremmo fatto senza questi due maramaldi. Ma cambia qualcosa? Avremmo fatto una vacanza diversa? Sí, forse invece che duemila miglia Ziveri me ne avrebbe fare tremila, ma la sostanza è questa.
Si ricorderanno? Non lo so. Io credo che questo serva a creare una forma mentale, un modo di vedere il mondo, di conoscere ciò che è altro da noi, di non avere paura e essere pronti ad accogliere le novità che la vita propone.
Forse loro non si ricorderanno di cosa hanno visto, di dove siamo stati, ma si ricorderanno di essere stati con noi dall’altra parte del mondo e aver sentito che casa è ovunque siamo insieme.
Noi? Noi sí, che ce lo ricorderemo.


