Fra San Antonio e Austin esiste una terra che si chiama Hill Country e che è quella che viene definita la patria dei cowboy texani. In particolare, Bandera ne è la capitale (almeno morale). Il nostro itinerario nella Hill Country prevedeva circa 4 ore di tragitto con fermate più o meno significative.
Abbiamo attraversato due paesini famosi per i negozi di antiquariato e siamo arrivati a Bandera intorno alle 11. All’angolo dell’unico incrocio del paese c’è un piccolo ufficio turistico che ci ha dato indicazioni sul ranch da visitare per poter fare un giro a cavallo e provare l’emozione della vita dei cowboy. Ci hanno anche invitato alla festa del paese, in cui ci si porta una bistecca da casa e la si poteva grigliare su un barbecue comunitario ascoltando musica dal vivo.
Dopo uno stop a un negozio di vestiti e accessori per veri cowboy (camicie e jeans da rodeo, stivali di pelle bellissimi, borse di cavallino, coperte di mille colori, fibbie argentate di ogni dimensione), siamo approdati al ranch Cortez, dove abbiamo abbiamo partecipato al pranzo (mais, fagioli, una specie di arrosto affumicato e puré) e poi siamo partiti per un percorso di un’ora a cavallo.
I nostri quattro cavallini si chiamavano Dollar, Blondie, Bandit e Rocky. Erano cavallini molto mansueti (la mia in modo particolare), un po’ sonnolenti e svogliati (ma c’era anche molto caldo). Il percorso era tutto all’interno della radura, con qualche zona di ombra ma in generale con molto sole. Siamo rientrati al ranch un po’ provati, ma ci siamo ripresi abbastanza in fretta.

Abbiamo proseguito il nostro giro e siamo arrivati a Frederiksburg, che è il capoluogo della Hill Country e che per qualche ragione ha subito (e mantenuto) una forte influenza tedesca. Molti cartelli sono ancora in tedesco, anche nei supermercati c’è un’ottima scelta di birra tedesca e nella panetteria abbiamo trovato i bretzel.

A Frederiksburg abbiamo fatto una passeggiata per i negozi, mentre si avvicinava un temporale che noi abbiamo schivato.

Ripartiti da Frederiksburg, abbiamo proseguito fino a Luckenbach, che è poco più avanti e che di fatto è un prato con un ufficio postale, un general store, un bar gestito da un signore simpatico che ha regalato delle caramelline ai bambini e un palco per la musica dal vivo.

Mi sembrava un posto senza tempo, autentico nonostante qualche nota di folklore. Le poche persone presenti che ascoltavano la musica erano felici e partecipative e noi ci siamo fatti coinvolgere dall’atmosfera.
Abbiamo bevuto una birra texana davvero buona, abbiamo ascoltato il cantante in canotta e, un po’ a malincuore, siamo ripartiti.
Siamo arrivati a Gruene che erano ormai le nove di sera. Era fondamentale andare a Gruene Hall, la pista da ballo più antica della regione. Anche qui un gruppo si esibiva dal vivo in un repertorio di musica country e non che, fra le altre, prevedeva La Bamba e Can’t help falling in love.
Si dice che io abbia trascinato uno Ziveri molto imbarazzato a ballare. Si dice.


