Abbiamo lasciato la Hill Country con ancora la musica di Luckenbach nelle orecchie (a proposito, la potete sentire qua) è un po’ indecisi se andare o restare. Alla fine è prevalsa la ragione (e la smania da miglia di Ziveri) e siamo partiti da New Braunsfeld in tarda mattinata (dopo un piacevole bagno in piscina e qualche lavatrice ormai necessaria).
Ci siamo fermati nella minuscola Lockhart per un’unica ottima ragione; l’assemblea legislativa del Texas ha adottato una risoluzione che l’ha nominata “capitale texana del barbecue”, il che in realtà significa che se lo è per il Texas, lo è per il mondo intero. Arrivati al crocicchio che costituisce il paese, abbiamo lasciato il camper in uno spiazzo che ospitava già un camioncino che trainava un toro su un carretto e siamo arrivati da Black’s Barbecue, uno dei ristoranti più apprezzati della zona e che ha fatto da catering anche alla Casa Bianca durante una festa organizzata dall’ex presidente Lindon Johnson.

C’era un buffet da cui si sceglievano i sides, contorni ma anche dolci. Abbiamo preso mac&cheese (ormai di gran lunga il piatto preferito dei bambini), mais con bacon, fagiolini con cipolle (e secondo me c’era bacon anche lì perché erano davvero troppo buoni e saporiti) e fagioli. Abbiamo anche preso banana pudding (il dolce più buono in assoluto, una specie di crema pasticcera con banana e biscotti), un puré di patate dolci e marshmallow (scelto da un bambino X e che ovviamente non ha mangiato) e una mousse al cioccolato rivedibile.
Quando si arriva al bancone della carne, ti accoglie il pitmaster, il capo del barbecue, quello che si occupa del fuoco e della perfetta cottura e affumicatura della carne. Taglia la carne e la pesa su una bilancia prima di fartela pagare. Abbiamo preso il brisket, che è la parte bassa del collo e ha una consistenza simile a quella dei (tanto odiati da me) guancialini, delle ottime costine di maiale, delle salsicce molto più asciutte e speziate di quanto servisse e del tacchino (che ci ha regalato come assaggio ma che era il migliore).
In generale, il barbecue fuori dall’Italia ha questa necessità di speziare, affumicare e riempire di salse qualunque tipo di carne quando, molte volte, due passate di griglia e un po’ di sale sarebbero largamente sufficienti.
Siamo venuti via dal ristorante con i vestiti da mettere a lavare, tanta era la puzza di fumo che ci è rimasta attaccata addosso, ma con la pancia piena di sapori davvero nuovi.
Siamo arrivati nel pomeriggio ad Austin, dove ci ha accolto il caldo record dell’anno (107 gradi F). Abbiamo aspettato che le temperature scendessero un po’, ma visto che in camper stavamo diventando idrofobi, siamo andati in un centro commerciale (dove siamo diventati ancora più idrofobi), aspettando l’ora X per andare a vedere la principale attrazione di Austin: i pipistrelli.
Sotto al ponte di Congress Avenue vive una colonia di circa 2 milioni di pipistrelli messicani dalla coda corta che alla sera, appena calato il sole, escono alla ricerca di insetti (pare che in una notte ne mangino 13.500 kg!). Tutto questo accade sul Colorado River, che a Austin si allarga e diventa quasi melmoso, con grandi alghe e piante acquatiche (che fanno forse più senso dei pipistrelli).
Lo spettacolo dello sciame dei pipistrelli che si alzano in volo è incredibile, sembra davvero che facciano una danza complessa sul cielo rosa. Certo, se fossimo rimasti nella posizione che avevamo scelto io e la Olly inizialmente, lo avremmo visto molto ma molto meglio! 😜



