Il temporale di ieri ha portato vento fresco e le temperature restano intorno ai 32 gradi, senza essere troppo fastidiose. Partiamo comunque presto, con l’idea di tornare in camper nelle ore più calde e dedicare la mattina al museo sulla seconda guerra mondiale.
Prima ci siamo fermati al parco di Louis Armstrong dove, su Congo Square, una volta si svolgeva la tratta degli schiavi. Il parco è potenzialmente molto carino, ma è secco e il laghetto è ricoperto da una mucillagine verde smeraldo.
Il museo è davvero molto bello e molto ben fatto, con diversi volontari molto disponibili a darti informazioni aggiuntive o a indicarti i temi dei diversi padiglioni.
Ho raccontato diverse storie all’Olivia, che come sempre in queste situazioni è molto interessata e partecipativa (ma comunque troppo sensibile per questo mondo). Abbiamo visto aerei originali appesi al soffitto e un sacco di divise, lettere, foto, descrizioni. È ovviamente tutto americano-centrico, con gli USA che hanno ridonato al mondo la libertà (c’è un padiglione solo su questo), ma a me ha dato l’occasione per raccontare a grandi linee un pezzo importante di storia e credo che per questo sia stato efficace.
Usciti dal museo, un pratico Uber ci ha portati all’insectarium: un museo pieno di insetti enormi e molto schifosi, con spiegazioni molto colorate e ben fatte, ma comunque con scarafaggi grandi quanti una mano o scolopendre lunghe come un avambraccio (per non parlare degli insetti piccoli ma presenti a grandi mucchi). La cosa carina è stata che a un certo punto, dopo aver visto gli insetti, se volevi potevi assaggiarli. Abbiamo assaggiato dei biscotti al cioccolato con dentro dei grilli e un hummus di peperoni rossi arrosto con grilli (su un crackerino).
Al pomeriggio siamo tornati a Jackson Square e ci siamo mescolati alle persone che ballano lungo Bourbon Street, abbiamo bevuto un bloody mary-to-go (dopo essere stati sgridati sul fatto che i bambini non possono entrare nei pub!) e abbiamo ascoltato musicisti più o meno dotati che attingevano all’infinito repertorio jazz de territorio.
Bourbon Street è colore, musica (dal vivo praticamente in qualunque locale), persone, sudore, aria che sa di Arbre Magique (chi sa, sa), risate sguaiate; è spiritismo, sfacciataggine, magia nera. Sono le lanterne con il fuoco vero, che illuminano i marciapiedi sopra la testa delle persone che dalle 4 de pomeriggio alle 7 di mattina vivono la mescolanza di così tante culture, odori e sapori da farti sentire ubriaco anche se non lo sei.


